Vivo a Carpeneto di Pozzuolo, in provincia di Udine, dove sono nata il 22 novembre 1945. Leggo molto, creo lavori all'uncinetto e mi interesso ai problemi del mondo con la condivisione del mio pensiero e delle mie idee. Visitate i miei profili elencati qui sopra.
martedì 28 gennaio 2014
UN GIORNO DI MEMORIA, 364 DI SMEMORATEZZA
Articolo di Fabio Folisi tratto da "Il Quotidiano del Friuli Venezia Giulia", di cui riporto il link:
http://www.ilquotidianofvg.it/pdf/Quotidiano_20140128.pdf
Il problema è che esattamente come negli anni del fascismo ed in quelli del Terzo Reich, l'indifferenza spesso regna sovrana. La storia ci dice che in molti, in troppi, allora si fasciarono gli occhi applicando alla lettera le basi "filosofiche" dell'omertà in un tripudio di: non vedo, non sento, non parlo. Così alla fine del dramma fu possibile un'assoluzione quasi generale addossando la responsabilità solo alle gerarchie naziste o poco di più, ed assolvendo, per ovvie ragioni di opportunità, tutti gli altri. Prova ne sia che per la scelta del giorno della Memoria è stato identificato il 27 gennaio e non ,magari per significativo paradosso, quello tragico in cui il popolo tedesco diede il potere ad Adolf Hitler. Il 27 gennaio si riferisce invece a quel giorno del 1945, quando le truppe sovietiche dell'Armata Rossa, nel corso dell'offensiva in direzione di Berlino, arrivarono presso la città polacca di Oswiecim (in tedesco Auschwitz) scoprendo il tristemente famoso campo di concentramento e liberandone i superstiti: la scoperta di Auschwitz e le testimonianze dei sopravvissuti, si dice (e si dice ancora) rivelarono "per la prima volta" al mondo l'orrore del genocidio nazista. Ma altro che "prima volta", il dramma di quello che avvenne non è solo nell'atrocità della persecuzione e nelle sue modalità inumane, ma nel fatto che la lettura non omissiva della storia ci dice che molti sapevano e fecero finta di nulla e non solo in Italia, Germania e nei paesi occupati dai nazisti, ma lo stesso fecero le potenze alleate. Sapevano ma poco o nulla fecero per salvare qualcuno di quegli sventurati. Senza parlare del ruolo della Croce Rossa o di quello di alcune gerarchie ecclesiastiche che contrariamente ad alcuni preti e suore (che rischiarono, in qualche caso ci rimisero, la vita per salvare uomini, donne e bambini innocenti) fecero prevalere la ragion di stato agli insegnamenti del Vangelo.Ovviamente non si tratta di sputare sentenze postume, ma di giudicare il periodo storico e le sue variabili umane infinite, per poter riconoscere oggi certe derive ancora possibili in presenza dell'indifferenza e dell'ignoranza. Le due cose unite alla paura del diverso, dello straniero, dell'invasore, sono un'arma formidabile in mano ai manipolatori di professione, agli untori del terrore che generano violenza allo scopo, come fecero i nazisti, di annullare ogni volontà nell'omologazione del nazionalismo bieco o dell'integralismo etnico e religioso. Questo sta avvenendo anche oggi, nel terzo millennio, in tante parti del mondo, ma sta avvenendo in maniera subdola anche da noi nel Bel Paese che evidentemente da quella tragica storia del ventennio fascista non ha imparato abbastanza. Internet ad esempio ne è lo specchio più emblematico. Ma non solo, i recenti episodi antisemiti a roma, il pestaggio di clochard a Genova, così come le derive contro gli immigrati e l'intolleranza omofoba dimostrano che la guardia va tenuta alta 365 giorni all'anno ed il giorno della memoria non basta, occorre un impegno costante, denunciare e soprattutto non minimizzare i segnali che vengono da ben precisi settori della società e della politica. Perchè in questo caso buonismo ed indifferenza verranno senz'altro giudicati come segni di debolezza e non di democrazia, fu così anche nell'avvento del fascismo e del nazismo.
Articolo di Fabio Folisi, da "Il Quotidiano del Friuli Venezia Giulia" del 28 gennaio 2014.
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